La nosografia classica inserisce la depressione all’interno dei disturbi dell’umore. La ricerca strategica ha mostrato nel corso del tempo come chi viene definito depresso mostri tentate soluzioni quali la “rinuncia”, la “delega”, “il fare la vittima” e come questi comportamenti, reiterati nel tempo, contribuiscano al mantenimento e peggioramento del disturbo. Si nota perciò la continua presenza di atti disfunzionali che continuamente alimentano una percezione depressiva. In ottica strategica la depressione non è certo una “malattia genetica” ma più propriamente la risultante di ciò che una persona mette in atto, con le migliori intenzioni, creando così una realtà disfunzionale che alimenta una percezione “depressa”. Spesso si parte da un’evento traumatico come un lutto oppure un abbandono. In altri casi la depressione è una conseguenza di un precedente disturbo non superato.

Viene a costituirsi una vera e propria “credenza” che obbliga il soggetto a percepire la realtà in modo cristallizzato e a creare e subire un contesto in cui ogni tipo di cambiamento è reso impossibile.

La terapia strategica agendo a livello delle logiche che mantengono il problema offre la possibilità di iniziare a percepire una realtà anche solo parzialmente diversa che a cascata da origine ad una serie di eventi che smontano letteralmente la rigidità del disturbo.