Il paziente ipocondriaco sa di avere un problema legato alla propria salute fisica, lo percepisce, lo sente, è continuamente focalizzato sul trovare un’etichetta medica che possa finalmente sollevarlo dall’ansia di non conoscere il nome del proprio malessere. Teme la sofferenza fisica. “So di avere qualcosa, è solo questione di tempo perché riesca a sapere di cosa si tratta”. Per questi motivi cerca assiduamente risposte attraverso esami e analisi di ogni tipo. L’esito negativo di tali ricerche non spiega il perché egli senta comunque un fastidio o una sensazione perciò quel medico deve necessariamente non aver “visto” qua lcosa o quell’esame deve essere stato invalidato per un certo motivo. Questo lo obbliga a consultare più specialisti, a rincorrere e confidare nell’esame della più recente tecnologia o a consultare frequentemente il “Dottor Google”. Il paziente ipocondriaco si ascolta, alla ricerca del minimo segnale che possa provare qualcosa…..e lo trova. L’attenzione selettiva permette di carpire le più piccole variazioni corporee e l’ideazione catastrofica permette di collegare quest’ultime con le più nefaste etichette diagnostiche. Come si intuisce facilmente, la persona è preda di un ansia e angoscia costante che non di rado può trasformarsi in veri e propri momenti in cui si percepisce una perdita di controllo. Questo episodi sono facilmente ascrivibili ad un attacco di panico o attacchi d’ansia (e spesso vengono classificati in questo modo) ma hanno un funzionamento ben diverso e diversamente devono essere trattati.

In Terapia Strategica andiamo alla ricerca delle “tentate soluzioni” ovvero di tutta una serie strutturata di comportamenti che la persona mette in atto nel tentativo di uscire dal problema ma che stereotipati e ripetuti aggravano il disturbo. I comportamenti disfunzionali, se reiterati, si strutturano in rigidi e automatizzati copioni di percezione e reazione.

“Tali tentativi di reiterare la medesima soluzione inefficace finiscono per innescare un complesso processo retroattivo in cui tutti gli sforzi per ottenere un cambiamento in realtà mantengono immutata la situazione problematica. Da questo punto di vista potremmo affermare che le “tentate soluzioni” diventano a loro volta parte del problema” (Watzlawick, Weakland, Fish, 1974).

Le principali tentate soluzioni sono:

  • estrema focalizzazione sulle sensazioni corporee e segnali corporei
  • continui esami e consulti medici
  • evitamento sistematico di consulti medici ed esami
  • socializzazione della paura con familiari e conoscenti che, nel tentativo di rassicurare il soggetto lo fanno sentire maggiormente incompreso

La Terapia Strategica si avvale di protocolli di trattamento ormai validati da un’esperienza più che trentennale che portano all’estinzione totale del disturbo nel breve periodo.

Dott. Paolo Fratagnoli Psicologo-Psicoterapeuta ad Arezzo e Siena (Asciano)-

Psicologo Psicoterapeuta online

tel