schermata-2016-11-05-alle-11-52-19
La paura è una delle nostre emozioni più importanti, non è la sua qualità ma la quantità a renderla disfunzionale e a volte patologica

All’improvviso una stretta alla pancia, una sensazione di giramento di testa, siete magari in un posto che conoscete, magari in mezzo ad altre persone, sentite salire la paura, cercate di controllarla ma questa aumenta vertiginosamente, non sapete il perché, i dubbi vi assalgono, di colpo il respiro è affannato e sudate freddo, prima che possiate chiedervi cosa vi sta succedendo, la paura è già diventata terrore in un attimo e vi sentite come un gatto nel sacco o come un topolino che batte la testa nelle pareti di un labirinto senza uscita.
Poco dopo tutto è passato, non sapete come, sapete però che non è stato un sogno ed anche solo il ricordo di quell’esperienza vi sembra un incubo. Provate a darvi delle spiegazioni ma quello che sapete è che avete sperimentato un terrore indescrivibile, quasi la sensazione di poter morire. I dubbi aumentano e vi chiedete “…e se dovesse accadermi di nuovo?”. Cresce la “paura della paura”, la paura di “perdere il controllo” ed iniziate a parlarne con qualcuno e ad evitare quelle che possono essere le situazioni a rischio, sapete che anche il solo uscire da soli non sarà più come prima…

tel

La cura con gli psicofarmaci?

Gli psicofarmaci lavorano a livello di “reazioni” possono cioè in questi casi sedare  o modificare gli effetti indesiderati di chi soffre di attacchi di panico. Chiaramente il farmaco ha l’obiettivo primario di bloccare l'”attivazione fisiologica” scatenata dalla paura ma non blocca la percezione della paura. Se qualcuno compie più volte un movimento errato, è molto probabile che si infiammerà un’articolazione, egli potrà certamente assumere un anti-infiammatorio (che eliminerà in parte la sintomatologia) ma continuerà a compiere gli stessi movimenti in modo errato. Se i farmaci possono rappresentare in taluni casi un primo intervento riparatorio, essi non sembrano efficaci per l’estinzione del problema. Non deve poi essere sottovalutato l’effetto per cui gli psicofarmaci aumentano la sensazione della propria incapacità rendendo il disturbo ancora più forte e inevitabile.

Per risolvere problemi psicologici sono necessari percorsi lunghi?

Si crede erroneamente che più un disturbo è invalidante e più tempo sarà necessario per risolverlo. Questo è falso, soprattutto per i disturbi fobici. Le più recenti ricerche hanno dimostrato che non esiste una correlazione tra gravità dei sintomi di un disturbo e durata del trattamento; per “combattere” il panico è necessario un lavoro che trasformi la percezione della paura per passare da una realtà “subìta” ad una realtà gestita attivamente. In ottica strategica non si parla di “disturbo” ma di un sistema disfunzionale che si sostiene attraverso le “tentate soluzioni” che lo stesso soggetto mette in atto cercando di combattere il problema. Ognuno vive una propria realtà soggettiva ne consegue che le esperienze fobiche possono essere completamente diverse ma quello che è stato evidenziato (Nardone, 1993) è che tutte le persone interessate da questo problema mettono in atto le stesse “tentate soluzioni” per cercare di combatterlo. Si crea così un meccanismo in cui i soggetti nel tentativo di risolvere il problema lo alimentano.

Per la discussione sulle “cause” di un determinato problema, si rimanda il lettore all’articolo dedicato.

Possiamo superare ansia e panico in tempi brevi?

La risposta è sì. L’approccio strategico ormai da molti anni si è distinto per la sua efficenza (risolvere problematiche in tempi brevi). Rispetto ad altri approcci non va alla ricerca della/delle cause per la risoluzione di un problema (perché a seconda delle teorie di riferimento potremmo dare interpretazioni diverse) ma studia come un disturbo si “alimenta” e “l’impalcatura” che ha reso possibile la sua crescita. In sostanza si studiano tutte quelle azioni concrete che se messe in atto non fanno altro che alimentare il problema. Da qui, attraverso delle manovre specifiche protocollate da un’esperienza di successo trentennale, si giunge, attraverso delle prescrizioni pratiche, ad una diminuzione significativa della sintomatologia e all’estinzione del problema. Per “tempi brevi” non intendiamo certo 2/3 incontri ma certamente una tecnica che funzioni non può durare anni…

“L’ansia e la paura si combattono sul campo, non con pensieri e ragionamenti”

Dott. Fratagnoli psicologo psicoterapeuta ad Arezzo e Asciano (SI)

Riferimenti bibliografici:

Nardone, G. (1993) Paura, panico, fobie.. La terapia in tempi brevi. Ponte alle Grazie, Milano.

tel