“C’era un’analogia o metafora che è ancora fonte di confusione..Si riteneva, per via di una vecchia tradizione, che le entità importanti per la terapia nell’essere umano fossero posizionate verticalmente. Ovvero che la mente cosciente fosse in cima e che il subconscio fosse in basso. Con questa analogia si poteva parlare di “portar su” qualcosa nella coscienza o “portar giù” qualcos’altro per seppellirlo nell’inconscio. Era altresì possibile fornire “profonde” spiegazioni perché era risaputo che l’area importante era “laggiù” nelle radici, e non sopra, nella componente cosciente. Per controbattere si poteva dire che la terapia di un rivale era “superficiale” mentre la propria “profonda”. Era l’accusa rivolta a quanti di noi facevano terapie brevi da parte di quanti ne praticavano di lunghissime, definendole “profonde”……Per anni una delle difficoltà maggiori della ricerca è stata quella di determinare la misura di un cambiamento “profondo” nella terapia, contrapposto ad un cambiamento “superficiale”. Ora capiamo che il problema centrale è rifuggire da queste analogie e riconoscere, quando cerchiamo di descrivere un cambiamento, che abbiamo a che fare con persone vere che fanno cose nel mondo reale. (Haley, 1986)
Si crede ancora erroneamente (come già scriveva Haley quarant’anni fa!) che possiamo misurare l’entità di un cambiamento dalla nostra teoria di riferimento. Il cambiamento è tale non se un esperto dichiara di aver “toccato” nel profondo o affrontato determinati argomenti. Il cambiamento è tale se il paziente dichiara di essere uscito dal problema, se le sue percezioni del problema e i comportamenti sono diversi. Al contrario dei tanti che ancora credono che il cambiamento in psicologia sia un processo lungo, la realtà ci conferma che può avvenire anche molto rapidamente. Del resto è quello che spesso sperimentiamo tutti nella nostra vita. Se analizziamo quando siamo cambiati veramente in qualcosa, spesso è avvenuto in maniera improvvisa e veloce, anche e soprattutto grazie ad un’esperienza fatta in prima persona che ci ha reso possibile “vivere” qualcosa in modo totalmente diverso. La ricerca, ormai trentennale, ci conferma che soprattutto per alcuni disturbi, anche se presenti da molto tempo e molto sofferti, si possa uscirne davvero in poco tempo e non in anni “filosofeggiando” su significati che con molta probabilità il terapeuta inserisce seguendo le varie teorie di riferimento. In particolare i disturbi d’ansia, gli attacchi di panico e i disrtubi ossessivo compulsivi, se non sono prodotti di altre patologie più gravi, possono essere smontati nell’arco di pochi mesi. Come avviene questo cambiamento? Tutto ciò è possibile attraverso una terapia che si avvale di un linguaggio suggestivo volto a “far vedere” il problema/difficoltà da nuovi punti di riferimento e attraverso delle prescrizioni di comportamento pratiche che rompono gli schemi patologici”. E’ il comportamento “diverso” in primis che mi apre nuovi scenari, che mi permette di vedere e capire, che mi permette di cambiare.
Di nuovo, non è la “consapevolezza” che produce cambiamento ma esattamene l’opposto.
La Terapia Breve Strategica si avvale di tecniche prescrittive che portano il paziente a comportarsi in maniera diversa da come ha sempre fatto all’interno del problema/disturbo creando così nuove realtà fattuali (non inventate) che sbloccano il problema. La consapevolezza viene dopo l’azione. Non cambiamo perché qualcuno offre noi una spiegazione o un’interpretazione, cambiamo perché esperiamo qualcosa in modo differente e questo ci apre nuove prospettive, ci modifica.
“Se la tua gomma è a terra per via di un chiodo, non devi domandarti dove, come, quando e perché l’hai preso: lo devi estrarre devi riparare la ruota e devi rimetterti in moto.”
Riferimenti bibliografici
Haley, J. (1986)-Strateghi del potere
Rispondi